Impossibile, nell’annunciare questa XXXI edizione di Time Zones, non rifarsi a quello che ormai è argomento di cronaca. Penso ai tagli che la Regione ha operato sulle contribuzioni ai festival ed alle rassegne. Associazioni come la nostra si sono viste tagliare i già insufficienti appannaggi per oltre il 50%. Un piano spettacolo che, se non verrà emendato, metterà in ginocchio un settore che a detta di tutti rappresenta da decenni un’eccellenza della nostra regione.

C’è purtroppo un peccato originale nella nostra società, ma in particolar modo un po’ a tutte le latitudini nella politica, ed è quello di aver sbattuto questo settore (ma più in generale le arti, la musica il teatro, la danza) nello sgabuzzino dell’intrattenimento o, quando va meglio, nel capitolo Turismo, negandogli di fatto la sua funzione sociale e il suo ruolo eminentemente formativo. Le cifre che vengono investite sono minime e la maggior parte di queste è indirizzata alle grandi centrali di spesa, ai grossi enti. Un filosofo ai più sconosciuto dice: «Le arti dicono l’ineffabile e ci restituiscono quello per cui veniamo al mondo».

Questa prossima edizione di Time Zones che si terrà tra ottobre e novembre, nonostante le immense difficoltà, avrà in programma oltre 20 esibizioni per un totale di 16 giornate. Uno sforzo enorme per quantità, ma soprattutto per qualità che vi è nelle scelte.

Il cartellone si presenta come al solito vario e “disomogeneo”: ci sarà in apertura “Time Zones off”. Progetti “fuori mercato” con protagonisti giovani sperimentatori che propongono progetti originali, che normalmente non trovano il giusto spazio, come nel caso del trio italo tunisino Achref Charui Trio, o del collettivo Mondegreen, o dei due solisti  Simona Armenise e Giuseppe Laricchia.

L’apertura del programma ufficiale è affidata a Emanuele Arciuli, ormai a detta di tutti uno dei più grandi pianisti italiani, con il fortunato lavoro che ha avuto la sua anteprima al Carlo Felice di Genova “American Landscapes in bianco e nero per 5 tastiere“, un programma/viaggio (con due pianoforti, un clavicembalo, un piano toys ed una tastiera) dedicato alla musica contemporanea americana di cui Arciuli è uno dei più grandi interpreti ed esperti.

Seguirà una Japan Zones (una piccola ricognizione sull’universo nipponico con 4 concerti ed una mostra sui “Manga Rivoluzionari”). Un grande evento è l’esclusiva italiana di Perfect Lives by MATMOS (storici partner di Bjork), omaggio del duo di San Francisco (accompagnato per l’occasione da una band e da un quartetto d’archi) a Robert Ashley, singolare e controverso intellettuale statunitense, compositore di opere ed importante innovatore, anche come autore, della TV americana. Vi saranno, come succede normalmente in Time Zones, compositori per il cinema come Teho Teardo, per l’occasione con Blixa Bargeld ed un piccolo ensemble, e come Craig Leon (già  produttore ed autore degli antesignani del punk i Ramones).

Una sezione molto ampia è quella dedicata al piano: chamber music del terzo millennio, una “piano zones” che  dopo l’anteprima di Emanuele Arciuli proseguirà con l’Irlanda di Antoni O’ Breskey, con il duo Joachim Roedelius /Chiristophe Chaplin (figlio di Charlot) e con il singolarissimo narratore di musica e leggende, l’ucraino Lubomyr Melnyk, figura di sciamano che con il suo bagaglio tra classico e contemporaneo è approdato ai più grossi festival europei come il Primavera Sound e il Sonar. Anche quest’anno si ripropone   “Literature“, spazio dedicato all’interazione tra pagina e musica. Quest’anno di scena “le Interviste” di  due grandi visionari della letteratura del 900: Borges e Calvino. L’interpretazione dell’attore Paolo Panaro sarà supportata dal piano di Rosario De Gaetano, pianista jazz da poco ritornato alla composizione contemporanea, e dal producer Pit Campanella, giovane produttore e labirintico manipolatore di suoni ed immagini.

Il jazz nella sua dimensione più contaminata sarà nelle mani del trio The Bumps.

Molto importante lo spazio dedicato all’elettronica, per il festival un’altra tappa di avvicinamento al pubblico dei giovanissimi, sparsa lungo tutta questa edizione 2016: produttori rodati ed affermati come il giapponese Satoshi Tomiie, inventore della tech house, giovani guru come Anchorsong e Romare, o come la svizzera di origine nepalese Aisha Devi e la newyorchese Eartheater. Senza dimenticare uno dei più intelligenti producer del nostro territorio, l’ormai affermato Marco Malasomma, raffinatissimo architetto di suoni.

Grazie alla collaborazione di “BOSCH Tecnologia per la vita” un importante capitolo di questa XXXI edizione di Time Zones sarà MUSICOFILIA, un‘indagine nella scuola per capire quello che è attualmente il rapporto tra giovani e musica. Un’accurata ed approfondita raccolta di contributi tra studenti di ogni età e grado di scuola, dalla primaria all’università. Un lavoro in collaborazione con alcuni Istituti dell’area metropolitana che culminerà in una pubblicazione che verrà presentata alla fine del festival.

GLI ARTISTI

 

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