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BBRT NEW LANGUAGE - Sabato 24 Ottobre Auditorium Showville (Bari)
Joe Bowie, Jean Paul Bourelly, Jamaladeen Tacuma, DJ Gea Russel
Ci troviamo di fronte a 3 monumenti della musica afroamericana:
JOSEPH BOWIE trombonista di St Louis fratello di Lester ha fondato il mitico gruppo dei Defunkt una delle avventure più belle della musica nera di fine 900, il ritmo elevato ad imperatore del suono:sua maestà il funk.
JEAN PAUL BOURELLY Questo raffinato e potente chitarrista di Chicago ha iniziato suonando piano e batteria, nella sua carriera ha messo la sua chitarra al servizio di mille avventure dall’impegno politico con la Black rock Coalition alle collaborazioni con Roy Haynes McCoy Tyner,Elvin Jones,MILES DAVIS,Cassandra Wilson,Jack Bruce Buddy Miles ecc.” Un suono unico una scia Hendrixiana e tinta di blues lanciata nel jazz con vigore e convinzione.”
JAMALADEEN TACUMA sicuramente uno dei più grandi bassisti elettrici. Nato nei dintorni di NY è cresciuto a Philadelphia, negli anni 70 il suo istinto funky ha incrociato li furore rivoluzionario del free jazz di Ornette Coleman lasciando nel jazz una traccia indelebile. Il suo basso ancor oggi così intriso di “free funk” è la definizione perfetta della parola RITMO .
DJ GEA RUSSEL con alle spalle un’intensa frequentazione del jazz ha iniziato a lavorare con i piatti e con i dischi a partire dagli anni 80, in questa formazione lui è altra benzina sul fuoco del ritmo, il dj è ancora per molti un elemento inconsueto in una concezione standardizzata del jazz ,ma ormai accadrà sempre più spesso di trovarli nei trio e nei quartetti .
L’idea di musica di questi ancora insoddisfatti musicisti è un’idea ancora ispirata dalla ricerca di nuovi suoni, un’idea assetata di futuro e non per caso hanno scelto di chiamare questo progetto NEW LANGUAGE:
Nel corso della storia della musica i promoter, le etichette discografiche e gli agenti hanno resistito al cambiamento. Dizzy & Bird sono stati sotto severo esame all'inizio del Bebop, Coltrane è stato criticato nei suoi ultimi anni per aver sviluppato i concetti spirituali della musica. Miles Davis è stato crocifisso per essersi mosso in direzione del rock e del funk plasmando la musica fusion. Ornette Coleman e Don Cherry sono stati ridicolizzati negli anni '50, Chuck Berry, “Scat Man” Crothers, Elvis Presley e Buddy Holly sono stati chiamati satanisti per aver dato forma all’inizio del rock & roll.
Ci sono similarità in queste esperienze? Gli artisti hanno creato visioni creative che andavano al di là di quelle dei promoter, degli agenti e del pubblico. Gli artisti sono motivati dalla creatività e dal desiderio di sviluppo, non sono influenzati interessi economici contingenti. Nel corso di migliaia di anni di esistenza ed evoluzione sulla terra, gli esseri umani hanno istituito controlli per limitare lo sviluppo del linguaggio musicale. Perché? La coscienza porta alla consapevolezza! L'enfasi sulla ripetizione dei generi musicali ha effettivamente distorto la nostra percezione e ridotto il vasto potenziale della nostra mente, del nostro corpo e della nostra anima.
Gli esperimenti con il suono sono stati autorizzati a funzionare in situazioni isolate, fuori dalla portata e dalla percezione della popolazione, che è magistralmente controllata da distrazioni multi-sensoriali come la televisione, il computer, i telefoni cellulari, il bombardamento della pubblicità, gli additivi del cibo che offuscano la mente, le droghe (legali e illegali); tutto progettato per creare una realtà distorta. Questo ha alterato la percezione e la comprensione del nostro stile di vita. Siamo stati programmati per uno stato delirante, privato della conoscenza di sé e del potere innato di accedere al nostro codice genetico.
Dobbiamo sfidare la nostra consapevolezza e la nostra percezione attraverso le vibrazioni che concepiamo come musica! La vita è in costante evoluzione attorno a noi. Possiamo riconoscere le profonde voci genetiche nel nostro sub-conscio? Possiamo sviluppare noi stessi in sintonia con la vita per arrivare ad una nuova realtà multidimensionale? Sì! Un nuovo linguaggio sonoro è imminente. Guardatevi intorno, il nostro pianeta è pieno di rivolte popolari, in pieno svolgimento nella cosiddetta “era dell'informazione”. È ovvio che stia avvenendo un cambiamento.
Un nuovo linguaggio sonoro è imminente! Non acustico, non elettrico, non primitivo, non futurista, bensì una fusione di tutte queste dimensioni per parlare al contemporaneo. La vita è un prodotto dell’evoluzione genetica e dell’alterazione. Esperimenti si sono realizzati nel corso di migliaia di anni, quando forme di esistenza che viaggiano nell'universo si sono incrociate con la vita nata sulla terra. Si tratta di un processo di evoluzione naturale che passa attraverso tutta la galassia. Siamo viaggiatori dello spazio! La nostra nave è la terra stessa, che viaggia attraverso la galassia, in orbita attorno al Sole! Abbracciate il futuro e l'evoluzione del suono, la realizzazione multidimensionale. Comprendete la misconosciuta e incompresa essenza della vita!
NICOLA CONTE Time Zones Project
Nicola Conte Combo Feat. Zara Mcfarlane
Meets
Bbrt (Bowie, Burrely, Tacuma)
Combo: Zara Mcfarlane (Vocals), Daniele Tittarelli (Alto Sax), Francesco Lento (Trumpet), Pietro Lussu (Piano), Luca Alemanno (Bass), Marco Valeri (Drums), Abdissa Assefah (Percussions), Nicola Conte (Guitar)
Il Time Zones Project è un ritorno a casa poiché Nicola è stato fra le altre cose uno degli animatori a fine anni 80 del festival delle musiche possibili. Con lui, oltre il suo valoroso combo e la preziosa McFerlane, alcuni mostri sacri che hanno accettato di buon grado di affiancarlo: (Joe Bowie, Jean Paul Bourelly, Jamaladeen Tacuma) cioè BBRT New Language. Signori del jazz che hanno condiviso strada con grandi come Ornette Coleman e Miles Davis, cacciatori di suoni che saranno la scossa frenetica di un concerto che siamo sicuri lascerà il segno.
Nicola Conte, deejay, musicista, compositore, nasce a Bari. La sua musica s’ispira alle atmosfere sonore degli anni Sessanta e Settanta, a cui vengono però aggiunte la bossa nova il tutto innervato su un’idea di jazz ancorata al passato, ma libera da ossessioni.
Esordisce nel 2000 con l'album JET SOUND, lavoro che lo porta in tournée in Europa e negli Stati Uniti. Nel 2001 diventa produttore musicale con il primo album di Rosalia De Souza (GAROTA MODERNA), a cui seguono una dozzina di altre produzioni.
Dopo l'esordio seguono BOSSA PER DUE (2001), OTHER DIRECTIONS (2004), RITUALS (2008) e nel 2009 il doppio album THE MODERN SOUND OF NICOLA CONTE.
Nel 2011 è la volta di LOVE & REVOLUTION, registrato nella sua città natale con l'accompagnamento di dieci musicisti internazionali, tra cui il trombettista italiano Fabrizio Bosso. Concluso il tour legato all’album, dopo l’elettronico Black Spirits con Andrea Fiorito, arriva nell’aprile 2014 FREE SOULS, sintesi di jazz e soul. Un mese dopo produce CANZONI di Chiara Civello. Tra la fine del 2015 ed
Nicola Conte è un intellettuale della musica, a lui si devono intuizioni che hanno cambiato radicalmente il modo di guardare la musica nel nostro paese.
Un lavoro di scouting nel nostro territorio che ha strappato via dalla frustrazione decine di giovani musicisti. Il Fez, collettivo creato da Conte, oltre il glam è stata una fucina di suoni che ha illuminato la scena pugliese e pian piano ha lacerato banali certezze e rendite di posizione lungo tutta la penisola.
Non desti scalpore questo inquadramento del personaggio, l’immagine giovanile purtroppo/per fortuna non rivela fino in fondo l’esperienza di quasi 30 anni di attività. Il suo modo di guardare la musica così disincantato e privo di preconcetti è stato raccolto inconsapevolmente a piene mani dal mercato anche internazionale. Si deve a lui il vero sdoganamento in ambito colto della musica brasiliana. E si deve ancora a Conte l’approdo in Europa a metà degli anni 80 del brasiliano Veloso nel circuito dei grandi festival anche jazz.
Nicola Conte è stato colui che con più convinzione (e con maggior riscontro) ha lanciato il grande patrimonio brasiliano nel jazz nostrano. Senza mai dimenticare papà jazz ed i suoi grandi interpreti, da lui sempre portati nel cuore, miscelando bossa nova e acid jazz antiTachter, con atmosfere vintage della musica italiana degli anni 50/60 è riuscito a costruire un originalissimo e raffinato prodotto, una musica deliziosamente corporea, che ha incrociato, e ne siamo contenti, un grande successo .
Il Time Zones Project è un ritorno a casa poiché Nicola è stato fra le altre cose uno degli animatori a fine anni 80 del festival delle musiche possibili. Con lui, oltre il suo valoroso combo e la preziosa McFerlane, alcuni mostri sacri che hanno accettato di buon grado di affiancarlo: (Joe Bowie, Jean Paul Bourelly, Jamaladeen Tacuma) cioè BBRT New Language. Signori del jazz che hanno condiviso strada con grandi come Ornette Coleman e Miles Davis, cacciatori di suoni che saranno la scossa frenetica di un concerto che siamo sicuri lascerà il segno.
DAVID LANG Il poeta del suono
New Music & Soundtracks (La grande bellezza, Youth)
Ensemble diretta da Francesco D’Orazio
Special guest: Trio Mediaeval, soprano Su Mi Jo
David Lang (Pulitzer per la musica, compositore Usa dell’anno nel 2013) è ormai riconosciuto come uno dei più grandi compositori viventi. Appassionato, prolifico e complicato compositore, incarna l’idea stessa dell’invenzione artistica, la sua musica è profondamente legata alla tradizione, ma sfuggendo ad ogni catalogazione si propone sempre in una forma innovativa.
Osannato negli States dove ha alle spalle una lunga attività con il gruppo dei Bang on Can, ha trovato il successo anche in Europa proprio grazie alle musiche che hanno accompagnato gli ultimi due film di Sorrentino. Il regista napoletano ha sempre avuto un’attenzione quasi maniacale nella scelta delle soundtrack per i suoi film, un modello innovativo rispetto alla concezione classica di colonna sonora che ha accompagnato il cinema italiano. Un mix di musiche capaci di rappresentare un po’ lo spirito dei tempi, ma anche di trascinarci nel cuore e nella mente dei protagonisti, come nel caso di Lang. Non un semplice tappeto sonoro, ma un coinvolgimento emotivo in clima quasi meditativo. Le musiche di Lang sono una delle rappresentazioni più intense della contemporaneità, sospesa tra archetipo (è forte il richiamo al gregoriano) ed il senso di immanenza del tempo con un piglio minimalista.
Il progetto a lui dedicato ha al centro l’esecuzione delle partiture che hanno accompagnato gli ultimi due film di Sorrentino (La grande Bellezza e Youth) ed un piccolo percorso all’interno delle sue creazioni più note. Un lavoro curato da Lang, che sarà presente, e da uno dei più talentuosi musicisti del nostro territorio: il violinista Francesco D’Orazio. Quest’ultimo ha creato un ensemble con alcuni dei migliori musicisti di questa terra, una formazione capace di misurarsi con i colori e le sfumature di queste partiture. Ospiti d’onore del concerto degli interpreti straordinari : le scandinave Trio Mediaeval ed il soprano coreano, già interprete di se stessa in Youth, Su Mi Jo.
VOICES CHOOSE FROM ANOTHER TIME
Una serata dedicata alle voci, a voci molto particolari provenienti da mondi lontani da noi ed anche molto diverse tra di loro:
Il Trio Mediaeval che si è esibirà all’interno del progetto di Lang il 31 in questa occasione proporrà il proprio repertorio nella splendida cornice della Vallisa. Un incrocio di gregoriano e vocalità nordiche attraverso tre voci limpide come cristallo ed estese come i ghiacci della tundra.
DEAN BOWMAN & Screaming Hendrix Or So
Una serata dedicata alle voci, a voci molto particolari provenienti da mondi lontani da noi ed anche molto diverse tra di loro:
DEAN BOWMAN è tra i vocalist più dotati e rispettati della scena musicale afroamericana contemporanea, con alle spalle una carriera trentennale totalmente votata all’impegno, sia artistico (fondamentale il suo contributo a tutta la scena jazz, rock e d'avanguardia della Downtown Newyorchese) che “politico” (è uno dei membri di vecchia data della Black Rock Coalition).
Definito a più riprese come “Tone Poet”, "Vocal - Mentalist", “Jazz Singer with the Soul of a Rocker”, "Avant-Garde Gospel Singer", è stato in grado di fagocitare una serie impressionante di tecniche e stili vocali (scat, falsetti, diplofonie, rap, gutturali) e di rielaborarli e fonderli nel tempo, maturando una cifra espressiva assolutamente unica; la perfetta fusione di queste tecniche e la sua impressionante propensione all’istintività espressiva lo rendono capace di escursioni tonali e dinamiche da capogiro. Il suo talento e la sua continua ricerca gli permettono di essere uno dei pochi artisti in circolazione in grado di compiere in continuazione “viaggi di andata/ritorno” tra i poli tradizionali e avanguardistici di tutti i principali generi musicali contemporanei. Ha registrato e suonato con John Scofield, Don Byron, Lester Bowie, Uri Cane, Jane Bunnet, Stanley Cowell, Elliott Sharp, M’Shell Ndege Ocello, Charlie Hunter e parecchi altri. La sua carriera lo ha visto impegnato con una delle band più innovative ed elettrizzanti degli ultimi anni, gli Screaming Headless Torsos, e come solista si è esibito in progetti tradizionali di ‘black spirituals’ e gospel music e in varie formazioni tra cui TriFunkTory, Soul Trilogy, The Black Spiritual Quintet ( con il pianista/arrangiatore James Weidman) e Ten Ballads duo (con il pianista Nikolaj Hess).
Il progetto “SCREAMING HENDRIX OR SO” è l'occasione di ascoltare Dean Bowman cantare di nuovo la musica degli Screaming Headless Torsos (la storica band protagonista della "nouvelle vogue" dell'acid-funk newyorchese) insieme ad alcuni grandi classici Hendrixiani completamente rivisitati e a nuovi brani in cui il vocalist americano riprende il suo percorso di sperimentazione ed innovazione.
La formazione
Dean Bowman: voce
Max Magaldi: batteria
Giovanni Rago: chitarra
Pasquale Fortunato: basso
TOMAGA
Umbratile e sfuggente, l'esperienza sonora progettata dai Tomaga sembrerebbe definirsi attraverso un'estetica espressionista e un approccio alla produzione schiettamente contemporaneo. Un percorso sviluppato in coppia da Valentina Magaletti e Tom Relleen, musicisti di base a Londra con un passato ricco di collaborazioni con The Oscillation, Shit N Shine, Neon Neon e molti altri. Futura Grotesk, pubblicato dall'etichetta Hands In The Dark in una curatissima edizione limitata in vinile, è un disco fortemente legato a un'estetica europea, che unisce atmosfere retrò ed elementi elettroacustici. "Si tratta di un progetto" – racconta il duo – "in cui possiamo passare dalle colonne sonore del "giallo" italiano ai dischi di library music inglesi, per arrivare alla kosmische tedesca". Rispetto alle collaborazioni del passato, Tomaga si "sbilancia" verso una ricerca del suono ben più articolata, mischiando idee e suoni in maniera sperimentale. All'ascolto, sembra quasi che vi sia stato un rigetto di alcuni stilemi in favore di un metodo votato alla free form, in cui le frequenze disegnano passaggi e punti di arrivo. Anche la strutturazione del suono è decisamente composita, per un lavoro in studio in cui la "ricomposizione" proviene da un impegno prettamente cerebrale. "Il disco è stato registrato in tre diverse sessioni nel nostro studio a Londra e la post produzione è sicuramente il lavoro che ha richiesto più tempo. La semplicità è calcolata, lo spazio è osannato". Un album diviso fra elettronica e minimalismo, rarefazioni e atmosfere oniriche, che riporta alla mente anche le esperienze memorabili delle nostrane Wallace Records e Snowdonia, o in certi casi, lo storico collettivo de Le Forbici di Manitù.
PIERRE BASTIEN
Musicista e compositore nato a Parigi nel 1953, Pierre Bastien è un gentle man una figura non comune nel campo della sperimentazione sonora. Ispirato nella sua ricerca alla tradizione francese del Settecento – secolo durante il quale si iniziarono a realizzare automi in grado di riprodurre brevi melodie o di imitare il suono degli strumenti – costruisce la sua prima “macchina musicale” nel 1977. Durante la sua lunga carriera, ha collaborato inizialmente con varie compagnie di danza e, in seguito, con il musicista Pascal Comelade. Dal 1987 si esibisce da solista, realizzando una sorta di orchestra dada i cui elementi sono apparati meccanici creati con pezzi del gioco Meccano e motori dei vecchi giradischi, in grado di riprodurre il suono di strumenti tradizionali come il liuto cinese, il bendir marocchino, il saron giavanese, il koto giapponese e il sansa africano. Simile a un ensemble di sculture sonore in movimento, negli anni Novanta questa orchestra meccanica si è ampliata fino ad ottanta elementi. Bastien ha partecipato a festival musicali e mostre d’arte in tutto il mondo e pubblicato dischi con note etichette come la Western Vinyl e la Rephlex (la label di Aphex Twin). Negli ultimi anni ha collaborato con il video artista Pierrick Sorin, lo stilista Issey Miyake e il compositore britannico Robert Wyatt.
Il suo prossimo disco uscirà sulla Morphine Records di Rabih Beaini (aka Morphosis).
TARANTA FUTURE – La Puglia Musicale
Luigi Morleo, Enza Pagliata, Paolo Debenedetto, Francesco Palazzo, Giuseppe Scarati
Luigi Morleo, percussionista e compositore, sempre pronto a correre lungo nuove strade incontro a cose provenienti da culture e tradizioni diverse. Con “Taranta futura la Puglia Musicale” segue un percorso mirato alla rivalutazione della cultura popolare della Puglia in particolar modo al Salento. I canti ed i balli, giunti sino a noi come testimonianza della quotidianità tra fine ottocento e inizi del novecento, sono musiche nate dalla spontaneità dei lavoratori dei campi, dalla sofferta vita degli uomini e delle donne dei piccoli paesi di provincia, per arrivare alla catartica funzione della pizzica tarantata. Effettivamente l’eredità musicale giunta a noi si divide in comparti che comprendono una serie di canti e balli nati per arginare emotività come le musiche per il lavoro nei campi, per le serenate amorose, per i defunti, per la Settimana Santa, per la crescita dei bambini e per la guarigione dei tarantati. Per Taranta futura sono stati scelti alcuni canti e pizziche tra musiche note e meno note che rispecchiano la tendenza dell’epoca; tale scelta è dettata da un’attenta e scrupolosa esperienza della stessa voce solista di Enza Pagliara e da Luigi Morleo, coordinati e indirizzati ad uno studio meramente antropologico da Massimiliano Morabito. L’operazione è dettata da un’attenta consapevolezza dello stile fortemente caratterizzante del canto salentino ben rappresentato dalla voce di Enza Pagliara e dalla volontà di salvaguardare il genere tradizionale incastonato nel contesto moderno della scrittura musicale di Luigi Morleo. Partendo da questi presupposti si realizza un Concerto per Voce (Enza Pagliara), Sax (Paolo Debenedetto), Fisarmonica (Francesco Palazzo), Bassotuba e Serpentone (Giuseppe Scarati), Percussioni (Luigi Morleo); primo nel suo genere con lo scopo di portare la tradizione nel futuro della nostra generazione.
Taranta Future la Puglia Musicale nasce da una collaborazione di Time Zones con il Conservatorio Niccolò Piccini di Bari.
SEAN NOONAN, STEVEN DE BRUYN, JASPER HAUTEKIET aka BREWED JUNK
“Un bosco tranquillo dove ad un certo punto si abbatte un temporale”
Afro-Celtic Punk-Jazz drummer, questa è la definizione che campeggia su Wikipedia e sul sito di questo giovane ma tenace e talentuoso batterista Sean Noonan. In altre parole, una sintesi di tante cose, perché oggi la musica, laddove è invenzione e ricerca di nuovi suoni, sente sempre più strette le gabbie di genere. Sean Noonan è un poliedrico batterista con base a Brooklyn, che da anni si misura in giro per il mondo con ogni genere musicale: dalla musica classica (ha suonato con quartetti d’archi) al jazz, dal rock al blues, e sebbene per un batterista non sia sempre facile l’approccio con la composizione, Sean riesce ad ottenere risultati molto convincenti nella scrittura, ma anche dal vivo. In questa spericolata avventura “Brewed Junk”, che propone in esclusiva per Tim Zones, è accompagnato da due geniali inventori di suoni: Steven Debruyn (arpista/armonicista di straordinario valore) e Jasper Hautekiet (bassista) membri del gruppo belga The Rhythm Junks. Il progetto si muove intorno ad un’idea di blues sperimentale colorato di rimandi Zappiani, dove convergono liberamente inserti di jazz e rock. Nel cuore di questi musicisti c’è John Zorn, ma anche Marc Ribot e Malcolm Mooney dei Can.
COLIN SELF
Colin Sé è un compositore, coreografo e cantante con base a New York, che lavora con molteplici discipline per sviluppare nuove modalità di comunicazione attraverso l'energia e il suono. Le sue performance esplorano vocalità e corporeità per creare trasformazioni energetiche. Attraverso le sue performance e la sua vita personale, Colin realizza forme radicali di benessere come prassi costante di resistenza collettiva. Rappresenta 1/5 del collettivo artistico Chez Profondo e 1/2 della band 2Pretty, che ha pubblicato la sua prima uscita su Wild Flesh Productions. Self si è esibito al New Museum, al MoCA di Miami, al PS1 MoMA, al MCA Chicago, alla Suzanne Geiss Gallery e per il NADA Art Fair di Miami. È direttore del semestrale Radical Diva Grant, fondamentale per l’arte queer; il suo progetto di video comunitario ClumpTV si è aggiudicata il Rhizome Commission nel 2013. Colin ha girato l'Europa e gli Stati Uniti con il suo lavoro si appresta a varcare i confini di altri continenti.
ALEC EMPIRE
Low On Ice con Zan Lyons ai visual
Alec Empire, nome d'arte di Alexander Wilke, è un musicista tedesco (1972 Berlino) noto soprattutto per essere stato fondatore degli Atari Teenage Riot. Molto attivo anche come produttore e DJ, ha alle sue spalle una prolifica carriera da solista ed è noto per essere una delle menti creatrici del genere digital hardcore e della casa discografica Digital Hardcore Recordings.
Alec Empire è una delle espressioni più autentiche di quella grande fucina di idee che ormai da diversi decenni è Berlino. Quella Berlino così capace di condizionare i giovani europei con una grande atmosfera di libertà ed una grande forza creativa. In questo clima, negli anni ’80, i gruppi di “musica industriale” hanno dato una forte sterzata a tutto il movimento musicale non solo berlinese. Alec Empire negli anni ‘90 raccoglie l’eredità di fenomeni come gli Einsturzende Neubauten e la loro musica industriale: fondando gli Atari Teenage Riot rende contemporanea l’impronta politica che fin lì aveva caratterizzato l’underground berlinese, unendo un amore viscerale per l’hardcore e le nuove sonorità della techno, la breakdance a una spiccata attitudine punk. Poliedrico talento dal carisma da anti-star, nel “labirinto della sua discografia” e di tutto il suo lavoro si trova l’essenza di uno spirito sovversivo ed irrequieto, il quale con gusto e creatività veste una musica all’apparenza dura di visioni e di poetica veemenza. Un impasto di free-jazz e suoni alla Aphex Twins.
Low On Ice, il lavoro che Empire presenta a Time Zones, in questa ottica è un totale ribaltamento di prospettiva. Un lavoro fatto di immagini e suoni catturati negli spazi senza confini della tundra. Un viaggio nel duro paesaggio islandese, laddove spazio e tempo sembrano dilatarsi fino a sciogliersi nei ghiacci. Registrazioni e video fatti tempo fa, oggi digitalizzati e ricollocati in questo spettacolo che immerge il pubblico in un paesaggio ovattato, che diventa pian piano uno stato mentale inebriante.
CHRISTIAN FENNESZ & Ozmotics
Live & visuals
Sviluppatosi da un lavoro sui soundscapes, il progetto AirEffect ha preso via via sempre più peso specifico, fino a diventare un album che chiude il cerchio, anzi il triangolo: cogliendo per strada la preziosa occasione di coinvolgere nel progetto un personaggio del calibro di Christian Fennesz, Stanislao Lesnoj e SmZ (moniker dietro i quali opera il duo torinese OZmotic) mettono qui a frutto il loro lungo curriculum maturato nell’ambito dell’ibridazione tra i generi e le ispirazioni (il jazz contemporaneo, il sound design, le arti performative) e gettano le basi per uno sviluppo di carriera dal respiro internazionale.
Dalle registrazioni in studio del trio alla pubblicazione dell’album sono passati quasi due anni: il tempo di padroneggiare tutta la filiera di produzione dei suoni (nel disco presentati in tutta la loro nitidezza e profondità), di legare e levigare il tutto (l’album si compone di due suite, una per lato del vinile, e di un epilogo riassuntivo disponibile nella versione digitale) e di risolvere i vincoli contrattuali di Fennesz. La presenza dell’austriaco, che avevamo lasciato alle prese con un David Sylvian particolarmente ispirato (l’ottimo There’s a light… di fine 2014), non è qui né prevaricante né superflua, integrandosi perfettamente nella visione d’insieme. Il risultato finale è un non scontato mix tra disparati field recordings (naturali e antropici: il gorgoglìo del vino che fermenta nelle botti, il bramito del cervo in amore, le voci del mercato di Porta Palazzo…), elettronica glitch e strumentazione standard (le percussioni di SmZ, il sax soprano di Stanislao, le pennellate di chitarra trattata via laptop di Fennesz), che non si ferma all’astratta composizione elettroacustica (il potente e preciso incipit di Ferment_action) ma periodicamente si coagula in forme più accessibili (accordi, ritmi, linee melodiche).
THE BAD PLUS Opening Act: LUZ
LUZ nasce a Roma nel 2011 dalla collaborazione fra Giacomo Ancillotto, Igor Legari e Federico Leo, e trae il suo nome da un passo del romanzo "Che tu sia per me il coltello" di David Grossman, a sua volta ispirato da un termine di origine ebraica. Dopo le prime esibizioni live nell'estate del 2012, a dicembre dello stesso anno si unisce alla band la violoncellista americana Tomeka Reid, una delle voci più apprezzate dell’avanguardia di Chicago (già al fianco di Anthony Braxton, Dee Alexander, Nicole Mitchell, Mike Reed, Mary Halvorson). I LUZ hanno suonato in numerosi festival e club in Italia, Svizzera, Austria, Slovenia, Repubblica Ceca, Germania, Olanda e Ungheria. I LUZ sono stati ospiti di numerose trasmissioni in radio (RADIO 3 Suite ha trasmesso per intero la registrazione del concerto tenutosi al JazzFlirt Festival 2013). Il primo disco dei LUZ, Polemonta (Auand), registrato in quartetto con Tomeka Reid al violoncello, riceve ottime recensioni dalla critica specializzata (viene inserito nella ristretta selezione di "Musica Jazz Consiglia") e va in ristampa ad appena un mese dalla pubblicazione.
THE BAD PLUS
La musica del trio combina elementi di jazz d'avanguardia con influenze pop e rock. Tuttavia, la loro musica sfugge ad ogni classificazione di genere. La band ha registrato versioni di brani di Nirvana, Aphex Twin, Blondie, Ornette Coleman, Pixies, Rush, Tears for Fears, David Bowie, Interpol e Black Sabbath. Blunt Object: Live in Tokyo include una cover di "We Are the Champions" dei Queen assieme allo standard "My Funny Valentine". Suspicious Activity? contiene una cover del tema del film "Momenti di gloria" (Theme from Chariots of Fire), mentre una versione di "Karma Police" dei Radiohead è apparsa nell'album Exit Music: Songs with Radio Heads del 2006.
Per definire i Bad Plus si sono sprecate un’infinità di definizioni: devastatori musicali, eredi di Zappa e SunRa, maestri dell’impossibile. Ethan Iverson, Reid Anderson e David King sono semplicemente riusciti a disegnare all’interno della più classica formazione del jazz (il trio piano/contrabbasso/batteria), l’idea più contemporanea di musica, lo spirito del tempo dove scompaiono sempre più i vincoli e gli steccati di genere ed il multikulti trionfa. Dal vivo sono letteralmente esplosivi, un sound dirompente per un ascolto ultracoinvolgente.
BENJAMINE CLEMENTINE Piano solo
Evento in collaborazione con Bass Culture & Teatro Forma
Inglese di origine ghanese, si trasferisce a Parigi a 18 anni. Costretto a vivere tra rifugi e per strada, a causa di forti ristrettezze economiche, inizia a suonare ovunque gli sia possibile; da questa triste vicenda nasce una grande avventura. Infatti, un discografico lo nota e decide di dargli una chance. Da ragazzo snobba il pop perché gli sembra “troppo facile” e s’interessa di musica classica. Dotato di un carattere solitario, strimpella il pianoforte del fratello maggiore. Diventerà lo strumento attraverso il quale si esprime. A 16 anni è folgorato da un’esibizione televisiva di Antony and the Johnsons. Una volta maggiorenne, in contrasto con la famiglia scappa a Parigi dove vive per un certo periodo per strada e si esibisce nei metrò, nei bar e negli hotel. Notato da un agente, si dedica professionalmente alla musica ed effettua le prime incisioni per un’etichetta discografica creata appositamente per lui, la Behind. Il primo EP di tre tracce, Cornerstone, esce nel giugno 2013. In ottobre è ospite dello show televisivo della BBC “Later… with Jools Holland”: l’esibizione gli regala grande popolarità. Si divide fra Inghilterra e Francia e nell’ottobre 2014 pubblica un secondo EP, Glorious You. Si autodefinisce “espressionista”, la stampa lo chiama “cantautore scalzo” per l’abitudine di esibirsi senza scarpe e lo paragona per l’aspetto fisico all’artista pop americano Jean-Michel Basquiat.
Oggi, che di anni ne ha 25, apre i concerti di Stromae, ha due apprezzati EP all’attivo, ha debuttato con l’album At least for now, uscito il 27 gennaio per Universal Music, ed ha ricevuto i più sentiti complimenti di Sir Paul McCartney durante una sua performance live al celebre programma della BBC di Jools Holland.
In Italia si è esibito davanti alle telecamere di Che Tempo Che Fa, di fronte ad un emozionato Fabio Fazio che ha tessuto le sue lodi di poeta e chansonnier.
L’artista, che sembra uscito da un quadro di Toulouse-Lautrec, è legatissimo al nostro paese, infatti in una recente intervista per La Repubblica ha dichiarato: «L’Italia è la patria della musica. Piccini è genio puro».
TIME ZONES OFF
Un’incursione delle musiche possibili nel mondo indie a cura di Tommaso Liuzzi
SANTAMUERTE
Santamuerte è un power-trio che unisce suoni caldi del sud-america al disagio del noise.
Band attiva da poco più di un anno che ha attirato presto le attenzioni dell’etichetta underground “MiaCameretta Records”, tanto da produrre con essa un EP in vinile (Age Of Sorrow). I suoni del disco e degli shows in generale fondono le atmosfere desertiche e calde del messico con muri invalicabili di chitarre elettriche, lunghissime e acide; i suoni latini con il garage più energico e veloce; la precisione degli arrangiamenti musicali alla scelta di suoni sporchi e pieni di istinto.
PUTAN CLUB
Il pUTAN cLUB non appartiene a nessuna Chiesa (rock, techno, jazz, avant, o what the fuckever ) ma si da il diritto di essere tutto questo. E lo ha dimostrato, da Città di Messico a Pechino. Il pUTAN cLUB è stato ideato come una cellula di resistenza, caratterizzata da un modo di agire ispirato ai primi complotti di partigiani europei durante l'ultima guerra mondiale (azioni di forza in luoghi diversi e vari) e di partigiani irakeni, afgani o ceceni odierni.
La resistenza è organizzata con i mezzi più arcaici ed immediati del nostro secolo: dal pianoforte alla chitarra, dal respiro al rumore elettrico/elettronico come dal verso scritto alla parola urlata, come dire dalle pitture rupestri al concettualismo più arduo, o dal'avant-rock alla musica classica contemporanea alla techno/house più becera, dal bacio in bocca al calcio in culo, etc...
Il pUTAN cLUB rivendica un'azione bakuniniana di agit-prop.... hey baby, it's subversive…
Con piu di 1000 concerti dalla sua formazione, in Europa, Africa e Asia, oltre che detonatore per Lydia Lunch, il pUTAN cLUB è iconoclasta, violento, groovy e ovviamente fortemente sexy.
MAYBE I’M
Maybe i'm nasce nel 2007 come un progetto solista, di chi è una questione di secondaria importanza. Nasce semplicemente perché i tempi della plastica stanno per finire, si sente nell'aria, e le rotondità appaiono sempre più mostruose e far apparire il mondo come una superficie perfettamente levigata è stato un inganno bello finchè è durato. Maybe i'm registra una demo, "Satan's holding a little room for me…", la fa ascoltare agli amici della Recycled Music e loro decidono di farla ascoltare ad altre persone pubblicandola. Ottime recensioni, bei concerti (tra cui alcune date con Duke Garwood e Dirty Trainload), delle interviste, la partecipazione alla compilation natalizia della Lepers Produtcions di Bari. Nel frattempo Maybe i'm ha inghiottito altre persone, alcune di passaggio e altre che restano in pianta stabile. Nel 2009 iniziano le registrazioni di "We must stop you", che durano più del previsto. Il disco è auto-prodotto, auto-registrato, auto-mixato. Si cerca di scarnificare e di ridurre all'osso, di scavare in profondità mentre intorno scorre via un anno che lascia molte cicatrici. Nella primavera del 2010 "We must stop you" vede la luce: è un disco denso, fatto di fibre che si intrecciano, mascelle che si serrano, pugni che esplodono. È un disco nervoso, perché se qualcuno ci minaccia noi non ci tiriamo indietro.
DIRTY TRAINLOAD
Il progetto è creato dal chitarrista barese Bob Cillo; le radici affondano nel blues ma entrano in gioco vecchie drum machine analogiche in loop e sonorità “lo-fi” di derivazione alternative e garage-punk; ne viene fuori un “progressive blues”, contaminato e sporco ma viscerale e autentico nello spirito. Molte sono le influenze che hanno direttamente contribuito a forgiare lo stile: dal delta blues delle origini ai grandi innovatori del rock e precorritori del punk come Alan Vega e Suicide e Gun Club di Jeffrey Lee Pierce.
Nell’autunno del 2007 esce l’album di debutto “Rising Rust”, realizzato in duo con l’armonicista e cantante Marco Del Noce. L’album riceve ottimi riscontri dalla stampa specializzata internazionale e va ricordato come il primo album “alternative blues” prodotto in Italia. Questo album e tutti quelli successivi della band, sono prodotti da Fabio Magistrali e vantano una copertina disegnata dall’illustratore svizzero Benjamin Guedel. Il duo si impegna in un’intensa attività live intraprendendo tour che li portano in tutte le principali città Italiane e in diverse città europee come Zurigo, Berlino, Londra, Brighton, Parigi e Copenhagen. In Inghilterra i Dirty Trainload registrano due live session per il radio show-podcast americano Breakthru Radio. Dal 2009 al 2011 l’organico si stabilizza in una formazione in duo in cui a Bob si affianca la cantante polistrumentista italoamericana Livia “Noisance” dalla California. I due approdano negli USA esibendosi in California, a Chicago e a Minneapolis. Il secondo album “Trashtown” edito dalla label Otium- CNI vede la luce nel 2011.
AIDAN SMITH
Mosso da indomabile spirito stakanovista, in gioventù Aidan Smith segue lezioni di piano, milita nelle fanfare e nelle swing band del Salford Music Centre, anima con perfomance infuocate le jam-session dei campeggi e ripensa la funzione dei manuali scolastici, trasformati dai suoi colpi in efficaci percussioni.
Un apprendistato singolare che permette al songwriter e musicista di Eccles, Manchester, di acquisire una notevole padronanza polistrumentale e di destreggiarsi agevolmente tra tastiera, fisarmonica, guitar synth, zither, clarinetto, armonica, basso e percussioni. Negli anni dell’università, Aidan si serve di un rudimentale 4 tracce per registrare alcuni brani. Le sue demo intrigano Badly Drawn Boy, fondatore della Twisted Nerve Records. E così, nel 2003, escono per la venerata etichetta di Manchester due EP, “At Home With Aidan Smith” e “At Home With Aidan Smith 2”.
Il 2005 segna l’approdo alla Analogue Catalogue, con cui pubblica un altro EP, “Early as the Trees”, e “Fancy Barrel”, l'album d’esordio. “Allotments”, il secondo album, è dato alle stampe dalla Humble Soul nel 2008. Risale allo stesso periodo la collaborazione alla scrittura di “It’s Nick’s Birthday”, musical in super 8 in cui Aidan oltre a curare le musiche fa anche il suo esordio come attore, nella parte di un peperone.
Da quel momento la sua attività si fa ancora più frenetica: seguita a sperimentare tecniche di registrazione lo-fi e a sbizzarrirsi nel suo capriccioso e strampalato songwriting; compare sul palcoscenico del Manchester’s Green Room Theatre in un musical da lui stesso scritto ; suona basso, fisarmonica e tastiera per vari gruppi; produce “Other People’s Money” dei Public Sector, collettivo rap fondato con tre amici della scena musicale di Manchester. Numerose negli anni le sue apparizioni live: oltre ad aver aperto i concerti di Badly Drawn Boy e Brendan Benson, Smith è andato in tour da solo e con I Am Kloot, Turin Brakes e King Creosot.
TIME ZONES LITERATURE
Poems & music – Quattro narrazioni sceniche di Paolo Panaro musicate da Alessandra Celletti, Francesco Scagliola, Marco Malasomma, Ignacio Plaza, Marcello Magliocchi
4/11 LA GERUSALEMME LIBERATA con Alessandra Celletti (piano)
9/11 LA FOLLIA DI ORLANDO con Francesco Scagliola (electronics)
12/11 IL RACCONTO DI ENEA con Marco Malasomma (electronics)
15/11 IL VIAGGIO DI ULISSE con Ignacio Plaza & Marcello Magliocchi (piano & bells)
ALESSANDRA CELLETTI
Alessandra Celletti nasce in ambito prettamente classico, ma le sue esperienze musicali e artistiche si moltiplicano con improvvise deviazioni in un ambito musicale e creativo molto personale, rivolgendo la propria attenzione soprattutto al colore dei suoni e all’equilibrio dinamico tra le note; lontana dalle etichette, difficilmente catalogabile nei cliché preesistenti, Celletti è capace di passare trasversalmente da un genere all’altro con un unico imprescindibile comun denominatore: il pianoforte. Alessandra si impone come autrice con il lavoro "Chi mi darà le ali" nel 2006, ma è anche apprezzata interprete di un vasto repertorio che include composizioni di Debussy, Ravel e Satie, Gurdjieff/De Hartmann, Scott Joplin e Philip Glass
La musica di Alessandra Celletti è un caleidoscopio nel quale trovano spazio le diverse sfumature della sua arte compositiva; un mondo immaginato, visivo e sonoro, che con instancabile tenacia e vorticoso entusiasmo Alessandra sceglie di rappresentare. Molte le collaborazioni: l’artista concettuale svedese Paulina Wallenberg Olsson, il sassofonista Nicola Alesini, il compositore inglese Mark Tranmer (aka GNAC), Hans Joachim Roedelius, con il quale Celletti ha composto l’album "Sustanza di cose sperata", uscito nel 2009 in contemporanea ad "Alessandra Celletti plays Baldassarre Galuppi", album dedicato all’autore veneto del settecento. Del 2011 Crazy Girl Blue, tredicesimo album per la pianista romana, è un suggestivo e immediato autoritratto musicale, che esprime attraverso sedici brani il suo mondo onirico, il fascino per l’invisibile e la sua passione per il volo.
FRANCESCO SCAGLIOLA
Diplomato in Pianoforte, Composizione, fondamentale per la sua formazione Ë stato líincontro con Agostino Di Scipio, con il quale ha conseguito il Diploma in Musica Elettronica, come per gli altri diplomi, con il massimo dei voti. Specializzato in Composizione (A. Corghi) presso líAccademia Nazionale di Santa Cecilia e in Informatica Musicale presso il centro Tempo Reale, allora diretto da Luciano Berio. Primo in graduatoria nazionale per la docenza di Musica Elettronica per gli Istituti di Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, Ë titolare della cattedra di Composizione Musicale Elettroacustica presso il Conservatorio ìN. Piccinniî di Bari, dove coordina le Lauree in Musica Elettronica ed Ë Maestro Assistente presso l'Accademia Musicale Chigiana, nel tempo, dei Maestri Azio Corghi, Giacomo Manzoni, Henry Pousseur e Luis Bacalov. Ha fatto musica, tra gli altri, con Sonia Bergamasco, Michele Lomuto, Fabrizio Gifuni, Swingle Singers, Arnoldo Fo‡, Michele Campanella, Jonathan Stockhammer e l'Orchestra del Teatro Petruzzelli. La sua produzione musicale, che spazia dalla musica strumentale, a quella elettronica, fino alle arti intermodali, Ë apprezzata internazionalmente. Suoi interessi di ricerca includono la generazione di musica assistita al calcolatore, opere audiovisuali, sintesi del suono e psicologia della musica. Un suo contributo alla teoria della rappresentazione musicale si puÚ leggere in "Imagine Math" (Springer-Verlag 2012). » fondatore di Sin[x]ThÈsis.
MARCO MALASOMMA
Percussionista e musicista elettronico, si dedica da anni alla ricerca sonora attraverso la combinazione di field recordings,real time processing e strumenti acustici spinti fino al loro limite sonoro.
Membro fondatore del gruppo di ricerca ed etichetta discografica WHITE NOISE GENERATOR, si dedica da anni alla promozione e divulgazione di nuovi linguaggi artistici, attraverso l’organizzazione di eventi,rassegne e la produzione di supporti audio/video.
Costantemente attivo in solo con il suo progetto ERGO e in svariati ensamble,ha partecipato a numerose rassegne e festival,avendo la possibilità di collaborare(in studio e live),con alcuni degli artisti più rappresentativi della musica impro/elettronica/noise.
Da svariati anni si occupa di sound design e composizione di musiche originali per teatro,cinema e performance multimediali.
MARCELLO MAGLIOCCHI
Marcello Magliocchi è stato attivo sin dai primi anni 70 ed ha registrato e suonato con artisti eccezionali quali Steve Lacy, Evan Parker, Peter Kowald, Mal Waldron, John Tchicai, Kent Carter, Joelle Leandre, Carlos Zingaro, Matthias Boss, Paulo Chagas, Maresuke Okamoto, Steve Potts, William Parker e innumerevoli altri. Ha anche pubblicato i propri lavori per la Ictus Label di Andrea Centazzo, ed è scultore e designer per la marca UFIP, creando strani strumenti simili a marimbe graffiando pietre trovate in spiaggia, ma anche litofoni, cimbali ed enormi campane scultore; si può insomma definire un vero “esploratore musicale”, avendo affrontato diversi linguaggi in universi musicali quali la musica jazz, la composizione istantanea, la musica dal vivo per film, e molto altro. Ha inoltre interagito con i mondi della danza, del teatro, le performance con sculture sonanti, la didattica, in Italia ed Europa.
INGAZIO PLAZA
Il pianista spagonolo Ignacio Plaza accompagna da anni i film muti alla Cinémathèque Française di Parigi suonando una miriade di strumenti diversi: piano, tastiere, clarinetti, diamoniche, basso, chitarra ed effetti sonori. A solo, in duo o in formazioni più numerose.
Il risultato sono dei veri e propri cine-concerti che permettono a un film muto di ringiovanire a ogni sua nuova proiezione. Il lavoro di composizione e improvvisazione messo al servizio dell’immagine, infatti, esalta le emozioni scaturite dall’unione fra musica dal vivo e Cinema, permettendo una fusione irripetibile fra l’artista e il suo pubblico.
Le sue parallele sperimentazioni in diverse arti audiovisive e le molte esperienze scenografiche alimentano senza sosta la materia e il linguaggio sonoro della sua poetica. Questo metodo gli permette di creare, durante gli spettacoli di cine-concerto, una simbiosi perfetta fra l’universo cinematografico e quello musicale.
Su richiesta, ha creato musiche originali per diversi festival internazionali del Cinema Muto come il Silent Film Festival nelle Filippine, Le Festival d'Anères in Francia e le Jornadas de Cine Mudo di Uncastillo in Spagna. Allo stesso modo presso l’Istituto Cervantes di Tokyo e di New Dehli. Collabora regolarmente con il collettivo Braquage, associazione di Cinema Sperimentale.
LENNONIANA - Per i 50 anni di Rubber Soul
Presentata dal giornalista ENZO GENTILE la serata vedrà la proiezione di alcune pellicole realizzate da Lennon insieme alla sua compagna Yoko Ono. Si tratta di lavori sperimentali particolarmente rari, frutto dell’attività intrapresa su vari fronti da Lennon dopo lo scioglimento dei Beatles. Esperimenti che all’epoca destarono scalpore ed ironia da parte della critica che non comprendeva l’intento provocatorio e di denuncia della guerra (n.b.Vietnam)dell’ex Beatle che era particolarmente impegnato sul versante pacifista utilizzando oltre la musica i linguaggi a volte estremi dell’arte contemporanea dall’Happening alla sperimentazione cinematografica l’equivalente dell’attuale videoarte. - Fly del 1971, e Bed in Amsterdam del 1972 ne sono due esempi significativi.
Accanto a questi esperimenti questo omaggio proseguirà con la proiezione di due dolcissime pellicole nelle quali in modo diverso Lennon è protagonista.
Trattasi di LA VITA E' FACILE AD OCCHI CHIUSI (2015 Spagna) ore 20,30
Un film di David Trueba con Francesc Colomer, Javier Cámara, Natalia de Molina, Rogelio Fernández. In cerca di John Lennon.
Spagna 1966: la storia vera di un insegnante di inglese che prende la macchina e va verso il sud (l’Almeria degli Spaghetti Western) per incontrare il suo idolo John Lennon che, in piena crisi esistenziale, sta girando lì un film di RICHARD LESTER. Faranno parte del viaggio anche due ragazzini in fuga dalle proprie famiglie, che il professore incrocia sulla sua strada. Commedia solare, questo tenero racconto è stato il film spagnolo dell’anno.
John Lennon è il filo rosso del film: il titolo è infatti un verso della celebre canzone “ Strawberry fields forever” composta da Lennon proprio in Almeria. (“Vivir es fácil con los ojos cerrados” è la traduzione di “Living is easy with eyes closed…”). L’origine del titolo della canzone, spesso oggetto di discordanti interpretazioni, potrebbe nascere proprio dai campi di fragole d’Almeria: i più grandi del mondo.
A seguire alle ore 22,00 "COME HO VINTO LA GUERRA" di Richard Lester (GB 1967) con John Lennon,e Michael Crawford.
Parabola pacifista dal respiro surrealista dove John Lennon interpreta la parte del soldato semplice Gripweed spettatore inerme e stralunato della follia della guerra delle sue non ragioni, dell’insensatezza di questo cancro da cui l’uomo non riesce a liberarsi. Il film è quindi in un certo qual modo il prologo, l’antefatto del film di Trueba. L’antimilitarismo declinato in chiave grottesca fa di questo film un gioiellino anche per la sua estrema lontananza dai film di genere. La guerra ed i suoi protagonisti sono irrisi, la denuncia lascia il passo alla derisione ,la tragedia è rappresentata per questi motivi col sorriso e con le armi dell’ironia e Lennon è il giullare perfetto: satirico e geniale come nella sua, purtroppo, troppo breve vita.